La Sezione Arbitri di Grosseto la sera del 16 dicembre 2016 ha avuto il piacere di accogliere tra le mura sezionali di Via Genova il componente della Commissione Arbitri Interregionale, Gianpiero Gregori. Durante la sua carriera Gregori è stato arbitro di Serie C oggi CAN PRO e vanta numerose presenze in Serie A e altre in campo internazionale come Assistente Arbitrale. L’ospite della serata, di fronte ad un pubblico di circa 40 unità, ha dato inizio al suo intervento sostenendo che un arbitro non può e non deve essere un autodidatta, questa affermazione ha sottolineato quanto sia importante frequentare la propria sezione per crescere a livello umano e soprattutto a livello arbitrale. Questa è la base, spiega Gregori, per arrivare dove ci portano i sogni bisogna divertirsi, ma anche mettere un po’ più di professionalità in quel che si fa, serve quel sacrificio da accompagnare alla volontà di emergere. Facendo il confronto con i tempi in cui calcava i campi di serie A il relatore della Riunione Tecnica Obbligatoria ha fatto capire a tutti i presenti quanto sia diventata fondamentale un’ottima preparazione a livello atletico da parte di qualsiasi arbitro; così come si sono evoluti i mezzi tecnologici con i quali poter crescere a livello tecnico, si sono evoluti anche i tempi di gioco e in particolare la velocità di quest’ultimo che ha subito una fortissima accelerazione, dietro un gioco veloce riuscirà a starci solo un arbitro abbastanza preparato e reattivo.
Da buon osservatore Gregori ha poi basato il suo discorso sul perfetto binomio arbitro-osservatore, ogni direttore di gara può crescere solo se trae beneficio da ciò che un Osservatore Arbitrale gli fa notare alla fine di ogni partita. Per ricoprire nel migliore di modi entrambi i ruoli servono sicuramente oggettività e obiettività, arbitri forti, convinti e decisi che prendano le decisioni nel modo più corretto possibile e osservatori che sappiano valutare in maniera oggettiva l’operato del collega sul terreno di gioco. Gianpiero ha spiegato agli arbitri maremmani quanto sia importante rispettare la vita della partita che vanno ad arbitrare, vita di una gara che prevede una nascita (il calcio d’inizio), una crescita (dovuta ad episodi quali l’assegnazione di una rete, di un calcio di rigore o di un’espulsione) e una fine (il triplice fischio). L’arbitro deve vivere la partita lungo l’arco la vita di quest’ultima, la deve fare propria e sentirla dentro di sé. Il collega della sezione di Piacenza ha voluto inoltre evidenziare l’immensa differenza che c’è tra arbitrare e gestire una partita, la seconda azione non può essere compiuta da dei veri arbitri e per essere dei veri direttori di gara bisogna studiare, uno studio di tecnica e di comportamento; è proprio a livello comportamentale che un arbitro non può sbagliare mai, deve essere autorevole, mai autoritario, ma sempre disponibile. Gregori ha concluso il suo intervento, dopo la visione di alcuni filmati analizzati con i più giovani ragazzi presenti, esortando le giacchette nere grossetane a riflettere su ciò che realmente vogliono fare, sempre con il sorriso, divertendosi, ma con un immenso sacrificio, immenso come l’interesse che il componente CAI ha scaturito nei presenti.
Stefano Giordano