Nei giorni scorsi la sezione arbitri di Grosseto ha ricevuto, durante lo svolgimento della Riunione Tecnica Obbligatoria, la visita di Matteo Trefoloni, già CRA della Toscana ed attuale Responsabile della CAN D. Dopo un video di presentazione è stato Trefoloni a prendere parola con la quale ha portato i presenti a conoscenza del lavoro che viene fatto in CAN D. C’è un lavoro importante, che richiede un impegno costante ed efficiente e questa grande passione deve essere comune a tutti gli arbitri degni di essere definiti tali, che siano internazionali o operanti a livello sezionale. La differenza tra chi riesce a realizzare un proprio desiderio o un proprio obiettivo, arbitralmente parlando, e chi no, la fa solamente la fame, quella sensazione che porta un direttore di gara a non accontentarsi mai e a saper dare il massimo, anche quando lo sforzo che comporta non è assolutamente appagante, come fare per 20 volte in una partita uno scatto alla massima velocità per seguire un’azione di contropiede che termina con una palese e banale rimessa laterale; ma quella volta che l’azione finisce con un rigore ed un cartellino rosso e l’arbitro è a 8 metri dall’accaduto è così soddisfacente che ci si scorda della fatica di tutte le galoppate precedenti. L’ex arbitro internazionale ha poi parlato della differenza tra fare l’arbitro ieri e oggi, evidenziando come meno di 15 anni fa non ci fossero supporti tecnologici che permettessero la visione di filmati sugli episodi delle partite arbitrate; video sui quali, ai giorni d’oggi, si basa il 70% dello svolgimento di un raduno arbitri o di una riunione tecnica. E’ stato molto apprezzata anche la metafora del treno, famosa a molti colleghi più anziani, e riportata con piacere da Trefoloni che ha spiegato come nel percorso arbitrale di un direttore di gara ci sia sempre la possibilità di salire sul treno giusto, quello del successo, ma non è detto che ci si trovi in una stazione come Roma Termini, dove di treni ne partono centinaia al giorno; molto più spesso ci troviamo alla sconosciuta stazione di Badesse dove, una volta perso il treno, si può aspettare persino il giorno successivo per prenderne un altro che, a quel punto, non serve più. Bisogna farsi trovare pronti, prenotare un posto che ci permetta di viaggiare più comodi possibile fino all’ultima stazione. Una volta scesi e arrivati al campo di gioco è il momento di arbitrare, non prima di aver preparato attentamente la gara e essere stati in grado di gestire le proprie emozioni, su questo argomento è venuto in aiuto di Trefoloni un video di Will Smith che racconta come sia per certi versi limitante e stupido farsi prendere dalla paura prima di un evento che ci preoccupa, per esempio la partita stessa, e che in fin dei conti il punto di maggiore pericolo è il punto di minor paura. Così come un tuffatore si butta per esibirsi da un trampolino di 28 metri sa benissimo che nel momento in cui stacca i piedi dalla pedana si abbandona ad un punto di non ritorno e per sopravvivere può solo entrare perfettamente in verticale con i piedi, così un arbitro nel momento in cui fischia l’inizio di una partita sa che deve per forza dare il meglio di sé, a livello tecnico, atletico e disciplinare, per portare in fondo la contesa nel migliore dei modi. Il relatore della lezione tecnica è stato accompagnato per tutta l’ora di lezione tecnica con un silenzio quasi assordante dai circa 45 associati presenti, ammaliati e colpiti dalla dialettica di Trefoloni e dalla sua spinta emotiva che ha sicuramente fornito agli arbitri grossetani la carica giusta per entrare sul terreno di gioco e dare il meglio di loro.
Stefano Giordano