di Leonardo Rosini
“Ma chi me lo fa fare?”. È inutile negarcelo: è questa la domanda che alcuni di noi (compreso il sottoscritto) si fanno quando - dopo giornate stancanti passate al lavoro, a scuola e spesso riempite da quell’ora e mezzo di allenamento – ci dirigiamo in Sezione dopo cena, magari dovendo percorrere diversi chilometri di strada, per una riunione, magari tecnica, di quelle orientate ad analizzare scrupolosamente ogni episodio.
La risposta a questa domanda a noi arbitri, assistenti e osservatori OTR e OTN della Sezione di Arezzo l’ha data ampiamente la componente del Settore Tecnico Kalinka Mugnaini il 6 novembre scorso. Oggetto della riunione è stata la distinzione tra dogso e spa, sia dentro che fuori l’area di rigore. Alle nove e mezzo di sera roba per niente facile, si direbbe. Ma tutto è diventato più semplice quando Kalinka si è presentata al Presidente Sauro Cerofolini e agli associati presenti in stampelle. Motivazione dell’infortunio: nessun incidente ma le conseguenze di un eccessivo sforzo pagate nei giorni e nelle ore precedenti alla riunione per aiutare la sua Firenze a risollevarsi dopo la tremenda alluvione: “Mi è praticamente esploso un piede ma non potevo mancare, ci tenevo ad essere qui stasera” – ci ha detto.
Ne è nata così una serata emotiva, contro ogni probabilità dato l’argomento di discussione, e che paradossalmente ci ha aiutato a prendere più facilmente le decisioni corrette sugli otto filmati che Kalinka ci ha mostrato. Siamo stati divisi in quattro gruppi di lavoro ma piuttosto compatti nel rispondere su quale decisione fosse la più giusta da prendere, nonostante le situazioni più “grigie” che, si sa, fanno spesso parte del nostro mestiere. Anche Kalinka a fine serata l’ha notato: “Siete stati bravi, non è facile dare così naturalmente la risposta giusta, significa che siete a un buon livello!”.
Ma su questa naturalezza con ogni probabilità ha anche influito l’esempio che Kalinka ha voluto dare nel presentarsi a questa riunione nonostante tutto. Esempio che lecitamente porterebbe a chiedersi: “Ma chi gliel’ha fatto fare?”. La risposta è senz’altro da ritrovare nel senso di appartenenza a quest’Associazione che diventa una seconda famiglia per molti di noi, dove anche nelle situazioni più serie può diventare un porto sicuro in cui confidare. Senza dimenticare l’ordine di importanza delle cose. Ed è proprio per questo che, la presenza di Kalinka nonostante le condizioni fisiche non proprio ottimali e la drammatica situazione provata da molte famiglie toscane sotto il fango, ha contribuito ad alleggerire la serata e a dimenticarci nella domanda con cui è stato aperto questo articolo.
Per questo la ringraziamo, consapevoli che la lezione che ci ha dato è stata molto più di spirito che di tecnica.